lunedì 21 gennaio 2013

No alla pubblicità!


Sotto l'albero addobbato, durante le scorse festività, i miei bambini hanno trovato anche delle confezioni di costruzioni Duplo e Unico (i compatibili più a buon mercato): sono giochi che danno sempre soddisfazione e li usano tutti e tre, nonostante la differenza di età.
Ma come ogni prodotto commerciale, puntano molto sulla pubblicità e così, oltre ai mattoncini, ai personaggi e agli animaletti, dentro le scatole c'erano dei piccoli fascicoletti con illustrati altri set in vendita: dalla cava di pietra completa di ruspe alla villa coi lettini e il bagno.

Ovviamente, al primo commento tipo "Oh, che peccato che non abbiamo anche questo!", ho colto l'occasione per parlare coi due più grandicelli, chiedendo, spiegando e confrontandoci.
Sono riuscita a non perdere la calma e a spiegare che anche a me piacciono molto quei giocattoli e che anch'io, di primo acchito, ho provato il desiderio di comprargli anche quelli.
Ma li ho anche fatti riflettere sul perché le pubblicità vengano inserite nelle confezioni di giochi e sui sentimenti negativi che possono suscitare. Sì, perché invece di gioire per i regali ricevuti, stavano per rovinarsi la giornata con la tristezza dovuta al non averne altri e questo sarebbe stato sciocco! Ma come? Invece di giocare guardiamo le immagini di una pubblicità? E se poi io comprassi un'altra confezione, anche lì troveremmo una nuova pubblicità che ci farebbe sembrare "inadeguato" il nostro angolo delle costruzioni!

Così abbiamo potuto parlare di come questa società si basi sulla frustrazione delle persone, che spesso non sanno più gioire di quello che hanno o fanno, ma che desiderano sempre qualcosa di più, in un'eterna corsa verso il nulla dell'insoddisfazione.
Lavoriamo come matti per pagarci sempre nuovi sfizi che non riusciamo a godere per mancanza di tempo!
Oppure, anche quando potremmo finalmente apprezzare ciò che abbiamo conquistato, guardiamo con cupidigia alla novità pubblicizzata o alla versione più moderna, più bella, più alla moda del nostro vicino.

I bambini hanno capito al volo il concetto -la quattrenne Hilde ha fatto un po' più fatica, ma c'è arrivata prima di tanti adulti che conosco- e così abbiamo proseguito giocando e chiacchierando, felici di non essere caduti nel tranello dell'insoddisfazione e tirando fuori tutta la fantasia di cui siamo stati capaci.

Giocare senza giocattoli...




Grazie, figli miei, che mi state accompagnando nella mia crescita personale e che mi insegnate ogni giorno ad essere un po' più saggia.



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