giovedì 12 marzo 2015

Il Gioco del Rispetto.

I miei figli sono bambini felici.
Noi siamo una famiglia normale. 
Qui noi giochiamo a travestirci, non solo a carnevale, come ci pare: da ballerina, da fata, da pirata, a volte da cowboy e altre da indiani: i travestimenti sono a disposizione di tutti e se il mio bimbo biondo si vuol vestire da principessa e mettere le scarpette luccicanti lo può fare, come la cara Hilde può vestirsi da pirata o da cowboy o da moschettiere.

Mia figlia può scegliere di dedicarsi alle arti marziali seguendo l'esempio del fratello e mio figlio può provare la ginnastica artistica insieme a lei.

Mio figlio piccolo ha molti vestiti celesti, blu, verdi o gialli, ma a volte indossa i dolcevita comodi di sua sorella o, per stare in casa, i suoi fuseaux e per sciare indossa un casco rosa.
Mia figlia ha molti vestiti rosa, ma il suo colore preferito è il verde; i suoi disegni sono sempre coloratissimi e vivaci, i suoi abiti sono spesso macchiati, le sue barbie rimangono abbandonate nella loro scatola per la maggior parte del tempo. 
Mio figlio grande pianse tantissimo quando, a tre anni, scoprì di essere costretto ad indossare un grembiule azzurro con disegni aggressivi: a lui piaceva il grembiulino con le Winx.

La mamma spacca la legna come il papà e qualche volta rispolvera i giubbottacci di pelle di quando andava in moto; in altre occasioni la mamma indossa vestiti tirolesi e gonne lunghe.
Il papà a volte si ferma a immaginare mondi colorati da disegnare insieme ai suoi bambini (troppo di rado, ma solo per mancanza di tempo), poi si infila tuta e scarponi e aggiusta le macchine.
A volte, quando la mamma va in consiglio comunale o a qualche riunione in paese, il papà rimane a casa a stendere il bucato o ad accudire i bimbi.
Altre volte la mamma sforna dolci e il papà diventa muratore, ma ci sono anche le volte in cui mamma e papà lavorano insieme.



Qui non importa che tu sia maschio o femmina: se c'è da aiutare in legnaia o in officina ti metti la tuta da lavoro, se è il caso di aiutare in cucina ti metti il grembiule.


Noi si va a raccogliere erbe assieme, non solo le femmine, e ci si mimetizza tra i fiori.
Noi si corre nei prati con gli amici dietro ad aquiloni colorati, noi ci si arrampica sugli alberi.
Noi giochiamo a modellare corpi di dee morbide o mostri con un occhio solo, facciamo esperimenti e osservazioni, fotografiamo bruchi pelosi o strani insetti dalle antenne come corna, curiamo l'orto e il giardino e lo facciamo indifferentemente dal fatto di essere maschi o femmine.

Amo immensamente la mia famiglia, così com'è: serena, felice, senza pregiudizi.

Vorrei garbatamente dirlo a chi si scandalizza se nelle scuole si parla di progetti volti all'apprendimento del rispetto reciproco. Vorrei farlo sapere ai falsi politici che aizzano le masse ignoranti paventando orrori e rovine. Vorrei mostrarlo a chi pensa che una maglietta rosa possa compromettere la sana crescita psicologica di un bambino.









martedì 21 ottobre 2014

La bambina singolare



Quando la Bambina Singolare arriva in classe, il gruppetto delle bimbe è già formato.
Lei, così diversa, così originale, viene subito tenuta a distanza, osteggiata.
Eppure... eppure questa nuova bambina è così affascinante, con la sua allegra curiosità, con la sua irrefrenabile gioia di vivere, con la sua inventiva...

"Tutto sommato la nostra cattiveria
non sembrava farle poi tanto male,
infatti, non appariva mai seria
e inventava sempre un gioco originale.

Su carta e per aria costruiva castelli
o cuciva su bambole diversi bottoni;
si divertiva con matite e pastelli
mentre noi parlavamo solo di cartoni".

L'io narrante si rende conto di godere della possibilità di avere una nuova amica, un'amica speciale, ma non coglie l'occasione per paura di deludere e di perdere le sue compagne di giochi abituali, che osservano con severità la spensieratezza della nuova compagna, critiche e ostili.

"Poi seppi un giorno
con gran delusione
che la bimba in questione era già ripartita.

Di avere un'amica avevo perso l'occasione,
di non averle mai parlato ero assai pentita".

La Bambina Singolare, così come è arrivata, riparte improvvisamente; la nostra piccola voce narrante capisce di aver perso un'occasione importante.
La fine del libro ci lascia una punta di amarezza, quella del rimpianto, ma anche una luminosa speranza: un seme di consapevolezza è stato piantato in un terreno fertile.

Un cartonato di piccolo formato, una storia in rima breve ma ricca di spunti di riflessione. Edizioni Lavieri.

Transumanza 2014

Tintinnante di vita, si avvicina l'allegra invasione.

Di fischi, di salti, di corse e belati;
abbaiando e radunando, talvolta sconfinando.

Nel verde un po' opaco di un assolato ottobre,
macchie di bianco avorio, morbide anche alla vista,
col passo dei bimbi che giocano a "un due tre stella!"
-due avanti, poi uno indietro-
raggiungono la mia quiete,
aggiungendosi alla tavolozza dei caldi colori che mi circondano.

Ora pacate, ora vivaci,
brucano per gli ultimi giorni l'erba di montagna,
prima di tornare in pianura, nella loro eterna transumanza;
nel gruppo anche qualche caprone scuro,
anticipato sempre dal suo caratteristico aroma pungente.
Sono forse l'unica che ama anche l'odore delle capre?

La mia casa ha la porta aperta, ché entrino il sole e i viandanti;
la mia terra non ha confini, nessuno steccato;
così arrivano ad annusarmi i tre cani pastori,
con la saggezza negli occhi e il pelo arruffato di chi vive all'addiaccio.
Eccovi, amici quadrupedi, carezze e abbracci per voi,
in barba al gatto che osserva con disappunto,
appollaiato al sicuro sul davanzale al primo piano.

Un fischio potente!
Un richiamo secco e monosillabico
ed ecco il gregge di corsa obbedisce,
arretrando docilmente per poi avanzare nuovamente.

Oggi avrò compagnia.

Ciclicamente si ripete, sempre uguale eppur diversa, l'emozione della transumanza.

giovedì 24 aprile 2014

Primavera in montagna.

Pian piano la natura si è risvegliata.
Hanno cominciato gli uccelli del bosco, che, da un giorno all'altro, si sono rimessi a cantare mentre il mondo era ancora sommerso di neve.
Poi, man mano che la neve si scioglieva e le chiazze di prato si allargavano, piccoli segni mi avvisavano del ritorno degli amici: l'ombra improvvisa della poiana, le piccole palline scure che lasciano i caprioli, il ritmare del picchio sui tronchi del bosco.
E, finalmente, li vedo. I caprioli brucano al sole l'erbetta tenera e tra i dolci crocus; tre poiane, una più grande e due più piccole, volteggiano sopra il mio prato in cerca di piccole prede, poi si posano sui cavi dello skilift ormai a riposo; un'ombra scura si arrampica veloce su un larice: lo scoiattolo non si lascia ammirare a lungo.
Anche i più piccoli membri del vicinato si stiracchiano le ali e tornano a farmi compagnia: farfalle colorate si rincorrono nell'aria tersa, prima timidamente, poi gioiose e sfrontate; preziosi maggiolini, risplendenti come smeraldi, azzardano brevi voli, abbellendo del loro blu cangiante il marrone ancora spoglio d'inizio primavera.
Il cupo ronzio dei calabroni è uno dei primi a rompere il silenzio: all'inizio ci si chiede come trovino di che sostenersi, poi l'animo ringrazia i piccoli ed "insignificanti" primi fiori, la farfara e il farfaraccio, qualche timida primula solitaria, un bucaneve nascosto o un piccolo crocus, talvolta bruttini, ma già nutrimento e piacere per gli amici bombi.
Ogni giorno il prato assume una tonalità di verde più brillante.

Oh, quanto mi era mancato il verde!
















martedì 22 aprile 2014

Felice risveglio.

La danza delicata di un merlo e di un gatto tigrato, che si inseguono silenziosi tra i rami più bassi di un lillà

L'attesa, colma di gioia infantile, del canto del cuculo; nascondendomi un soldino addosso, trepidante aspetto il suo "cucù".

I prati, solo ieri candidi di neve, ora risplendono al sole del bianco e del violetto dei crocus, che quasi coprono quel meraviglioso verde acceso della primavera.

Nei pendii si rotolano i bambini, colmi di una letizia frizzante e fresca come il vento di aprile.

Ma l'abbraccio delle montagne è ancora bianco.

Eccomi, ritorno alla tastiera.
Buon risveglio a tutti.

Muscari in fiore

Campo di crocus: immagine dal web.

giovedì 13 febbraio 2014

La fine del bullismo comincia da qui.


Il bullismo torna sempre più frequentemente nei nostri discorsi.

Il cyberbullismo, il bullismo al femminile, il bullismo nei corridoi della scuola, il bullismo che abbiamo vissuto trent'anni fa e che non si chiamava bullismo.

Insomma, un fenomeno che non è una novità, tanto da farci dire a volte: "Ma che sarà mai! Son ragazzate, ci siamo passati tutti!".

A volte tendiamo a non voler vedere il problema, come se ammettere anche solo questa possibilità ci facesse vacillare nell'alto del nostro ruolo di educatori (genitori, insegnanti, catechisti, educatori sportivi, zii, nonni...), come se la parola stessa minasse la nostra personalissima autorità.

Eppure di bullismo bisogna parlare.

Così vi invito a discuterne insieme, utilizzando il web per confrontarci e raccogliere le idee.

Partecipare a questa specie di brainstorming è semplice:


  • scrivete un post sul vostro blog 
  • ri-passate di qui per segnalarmelo
  • aggiungete un link a questo post (sarà più facile ritrovare i tasselli di questo puzzle di pensieri)
  • invitate altri blogger.

Potete segnalare articoli sull'argomento che vi abbiano colpito, potete fare una raccolta di notizie su questo tema, potete mostrarci progetti e iniziative di cooperative sociali, scuole, comuni o altro di cui siete a conoscenza: ogni idea sarà utile.

Comincio con questo post e invito VogliounamelabluLunamonda e ScuolaInSoffitta a dire la loro.


La fine del bullismo comincia da qui - 2

Il bullismo bisogna comprenderlo, analizzarlo, confrontarlo e, sopratutto, scardinarlo.

Per farlo bisogna uscire da questi schemi mentali e decidere di non essere più vittime né carnefici.

Scardinare il bullismo secondo me significa imparare a guardare il mondo da un'altra prospettiva, noi adulti per primi.

Poi aiutare i ragazzi e i bambini, facendo insieme un percorso che ci porti a trovare relazioni diverse, dinamiche più sane.

Perché si può, e si deve, creare comunità dove nessuno prevarichi, dove la compassione (dal latino cum patior - soffro con - e dal greco συμπἀθεια , sym patheia - "simpatia", provare emozioni con..)   guidi i nostri gesti, dove l'ammirazione non sia sinonimo di timore.

Cominciamo in famiglia, diamo ai nostri figli le competenze e gli strumenti per affrontare i bulli senza cadere nella stessa trappola mentale.

Poi organizziamo incontri tra educatori, genitori e asl, con pedagogisti ed esperti che possano parlarci da una posizione super partes, senza accuse, senza colpevoli.
Incontri di prevenzione, anche.

E lavoriamoci coi bambini:

  • leggendo storie a tema, parlandone con loro; 
  • educandoci/li all'ascolto amorevole; 
  • abituandoli a raccontare le proprie emozioni e a riconoscere quelle degli altri (importantissimo: saper riconoscere le emozioni altrui è indispensabile per sviluppare empatia);
  • aiutando i bimbi sin da piccoli a sapersi relazionare con tutti, evitando inoltre di spingerli verso attaccamenti prevalenti (tipo continuare a chiedergli "chi è il tuo migliore amico?" o proporre spesso l'idea del "fidanzatino" o della "fidanzatina");
  • valorizzando le differenze di ognuno e amando le loro unicità;
  • insegnando loro ad accettare (e rimediare a) le conseguenze delle proprie azioni;
  • abituarli, sin da piccoli, a vedere anche le conseguenze emotive di ciò che fanno.

Sono sicura che le strategie per affrontare questo tema sono molte di più: aspetto le vostre idee e i vostri pensieri.