domenica 20 ottobre 2013

Haiku e bambini.

Suppongo che ultimamente ne stiano parlando in tanti, anche perché lasciarsi contagiare dalla mania dell'haiku è facile e divertente, sopratutto se a veicolare l'idea di leggerissimi componimenti rilassanti ed estemporanei come un gioco sono uno scrittore accattivante del calibro di Pino Pace e delle blogger poliedriche e brillanti come Stima, Lunamonda e Anna Morchio.

Dal loro incontro (reale e virtuale) nasce un nuovo blog fresco e creativo, ispirato dal libro "Un gatto nero in candeggina finì", che stuzzica la fantasia di adulti e bambini.


Sì, perché gli haiku ("L' haiku è caratterizzato dalla peculiare struttura in versi, rispettivamente di 5, 7 e 5 sillabe." cit.) possono diventare un passatempo e/o uno scacciapensieri da fare anche in compagnia dei bambini in età prescolare!

Ogni fenomeno osservato, ogni scorcio ammirato, ogni oggetto intorno a noi può essere il seme per un nuovo haiku, e nei bimbi si trova facilmente terreno fertile per coltivare la "poesia dell'essenziale".

Loro spesso sanno istintivamente sintetizzare, trarre il succo, catturare con lo sguardo e tradurre poi in concetti minimi la bellezza che li circonda; se poi gli dai la possibiltà di giocare in mezzo alla natura, la cosa risulta ancora più facile.
Portate i bambini al parco, nel bosco, nel giardino di casa, in campagna e fermatevi a cogliere particolari ed emozioni, chiedete loro di descriverli e aiutateli a trovare la metrica giusta: le diciasette sillabe diventeranno una compagnia abituale nelle vostre passeggiate.

In casa nostra l'haiku è diventato un esercizio tra il rilassante e lo zen per me; un buon ripasso (e approfondimento) per Harald che, forte dei suoi quasi otto anni, si incanta contando sillabe sulle dita e sfornando un componimento dopo l'altro come se fossero biscottini; ma anche un simpatico modo per osservare le cose insieme a Hilde che a cinque anni ha comunque capito la faccenda del suddividere le parole in tronconi che spesso risultano spontaneamente giusti, a volte invece sono un po' arbitrari e vanno corretti, ma, in ogni caso, si possono contare sulle dita delle mani per sentirsi un po' più grandi e un po' poeti.
A tutto questo si aggiunge il duenne Bjorn: sentendo tutto questo spezzare parole, blatera sillabe insensate alle orecchie dei più, con somma soddisfazione del suo piccolo-grande ego.

Il meccanico barbuto, invece, sarebbe tentato, ma dice che la puzza di gasolio e di limatura di ferro che respira in officina gli fa passare ogni ispirazione.
"Odore acre,
limatura di ferro:
povero Iuri!"

"Petali viola,
fiore dal lungo stelo
colto per mamma"

"Da un acero
una foglia per papà.
Gialla e nera"
                    (Hilde, con un po' di aiuto)


E se giocando e sillabando foste colti come me da improvvisi dubbi sul dittongo e lo iato, vi propongo un paio di schemini tratti dal libro di grammatica che usava mia madre alle medie (l'ho sempre avuto accanto, fin da quando la mamma mi aiutava con i compiti alle elementari) e, per i più moderni, un sito utile già segnalato da Ufo's Mum.




P.S. Anche le maestre della scuola di mio figlio hanno allegramente aderito al gioco: mi è bastato prestare loro il libro di Pino per coinvolgerle. In tutta la scuola ora si parla di haiku!


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