mercoledì 29 gennaio 2014

Costume da MOSCHETTIERE



La semplicità di esecuzione di questo costume da moschettiere lo rende ideale anche per le mamme che si considerano imbranate nel fai da te.

Come al solito, per risparmiare tempo e fatica, ho utilizzato il pannolenci, relativamente economico, semirigido e che non necessita di orlo dato che non si sfilaccia.



Ho tagliato da un rotolo di 45 cm. di larghezza un rettangolo lungo 120 cm. (ovviamente le misure dovranno essere prese in base alla corporatura dell'utilizzatore finale, il mio costume può essere utile dai 7 ai 10 anni circa).
Al centro del tessuto ho ritagliato un quadrato per far passare la testa (consiglio di provare con un buco di 15x15 cm, per poi ingrandirlo se necessario).


Poi, con degli spilli, ho fissato un nastro di organza di poliestere di un colore a contrasto lungo tutto il profilo del poncho. Ottenuto il risultato voluto sono passata da mia madre per farmi prestare la macchina da cucire e saldare così il nastro sul panno.


Con l'aiuto di matita, gomma e righello, ho tracciato su un foglio di carta una croce "da moschettiere", poi ritagliata (se avete bambini abbastanza grandi questo è un lavoro che possono fare da soli) e appoggiata su un ritaglio di pannolenci giallo.

Dopo averne ricreato il contorno, ho tagliato la croce sul panno giallo, con forbici ben affilate.

Poggiata al centro del poncho, ne ho fissato gli angoli con ago e filo, perché stesse ferma, successivamente, sempre con l'aiuto della macchina da cucire, ho finito di cucirla con delle semplici righe centrali.


Il costume è quasi finito: mancano solo una camicia bianca con le maniche ampie che si può prendere dall'armadio della mamma, una striscia di pizzo sottratta alla credenza della nonna per simulare un bel colletto ampio, una semplice mascherina nera.

Ultimo tocco, il cappello: io ne ho recuperato uno vecchio di panno nero, ma si possono trovare semplici cappelli in cartone rivestito nelle cartolerie e nei supermercati. Ho cucito con pochi punti un lembo della tesa alla testa del cappello, aggiunto un nastro colorato che attendeva da tempo nella scatola del cucito e qualche piuma colorata intonata al costume.
Ed ecco il risultato.


lunedì 27 gennaio 2014

Osservare la natura.


In questi anni passati in mezzo alla natura, osservando le differenze tra una stagione e l'altra, mi sono resa conto di come, ciclicamente, ogni anno ci sia una qualche strana abbondanza da una parte e qualche miseria dall'altra.

Quest'anno non ci sono molti topi, al contrario dell'anno precedente; funghi, invece, ce n'erano molti e di ogni sorta (anche se continuo a non trovare porcini nemmeno per sbaglio!), come hanno abbondato, purtroppo, bruchi e farfalle, che hanno preso di mira le verdure a foglia larga e sono arrivati a compiere la propria metamorfosi persino in casa!

In primavera inoltrata, maggio-giugno, il prato brillava di "maggiolini", coleotteri verde smeraldo e blu, come gioielli, che hanno invaso anche gli alberi da frutto e i cespugli di rosa canina, devastandone i fiori.

Il ciclo della vita invece  riparte con un'annata ricca di bacche e frutti per gli uccelli, che probabilmente il prossimo anno saranno prosperi e in leggero sovrannumero; da qualche inverno non vedo più i gracchi alpini calare in paese in cerca di cibo, sono curiosa di vedere se il prossimo inverno arriveranno: in teoria dovrebbero essere di più e più affamati, quindi mi aspetto di vedere di nuovo le loro ali nere coprire i tetti e i loro gridi rochi pretendere qualche tozzo di pane duro.

Ci sono state estati coi muri dei capanni di legno pieni di enormi falene, grandi come passerotti... non ne avevo mai viste così! L'anno in cui è nato il mio primo figlio l'aria era colma di farfalline azzurro-polvere, piccole e delicate, una gioiosa scoperta per me.
Ci sono annate colme di certi fiori, a volte sono gigli, altre con cespugli colmi di fiorellini odorosi a profumare il bosco, quest'anno erano i maggiociondoli ad essere stracarichi di grappoli di fiori gialli.

Poi ci sono gli anni di abeti curvi di pigne: ho letto su un libro (questo, mi pare) che si chiamano "anni di pasciona", annate in cui le piante da ghianda (da noci, da pigne) sono particolarmente prodighe e i piccoli roditori vivono nell'abbondanza.
Poi la Natura si ri-equilibria da sola: l'anno successivo ci saranno più animaletti mangia-ghiande, quindi meno ghiande e successivamente anche il numero della popolazione dei roditori calerà spontaneamente per mancanza di cibo, anche perché una pianta, dopo aver usato tante energie per produrre un eccesso di frutti, nell'anno successivo calerà drasticamente la produzione, offrendo ancor meno cibo agli animali.

E tutto questo ha una sua logica, anche se spesso siamo troppo lontani dai boschi e dai prati per capirla; sono strategie adottate nel corso dell'evoluzione, perfezionate per la sopravvivenza della specie, anche a discapito del singolo.

Purtroppo questi mutamenti, queste ciclicità ormai le posso notare solo sulle piccole creature e sulle piante selvatiche, dato che sulle bestie più grandi influisce troppo la caccia di selezione (nome fuorviante...) e la mano dell'uomo in generale.

Però alcune cose le ho scoperte comunque, come perché ci sono sempre più cervi e meno caprioli: il cervo ama stare nel bosco, mentre il capriolo ha bisogno di più prato; i prati in altura, abbandonati dalle falci ormai da molti anni, si stanno tramutando in boschi, quindi l' habitat preferito dagli imponenti ed affascinanti cervi (senza contare lo zampino di certi cacciatori che preferiscono predare i caprioli, più richiesti anche dai ristoratori).

La Natura è meravigliosa e affascinante, da quando vivo vicino al bosco e coltivo la terra me ne accorgo sempre più. Ogni anno scopro qualcosa, ogni stagione imparo di più. Tutto è collegato, la Terra e i suoi esseri viventi, le scienze e l'agricoltura, noi e gli animali.
Non smetto mai di rimanerne incantata.










venerdì 24 gennaio 2014

SCIROPPO LENITIVO PER TOSSE E RAFFREDDORE.



Ingredienti (per circa due vasi da 500 gr.):

800 gr. di MIELE fluido (se fosse cristallizzato è possibile scioglierlo a bagnomaria, senza eccedere con le temperature per non rovinarne i principi curativi)
2 o 3 (dipende dalle dimensioni) LIMONI non trattati
10 gocce di OLIO ESSENZIALE DI TIMO BIANCO (ai bambini non sempre piace, quindi facoltativo)
80 gocce di estratto idroalcolico di PROPOLI
16 frutti di ANICE STELLATO (antibatterico, espettorante, contrasterebbe la riproduzione di alcuni virus)
3 stecche di CANNELLA (antisettico).




Lavare bene la scorza e affettare finemente i limoni, poi togliere i semi.

Versare nei vasetti vuoti, lavati e sterilizzati e ben asciutti un sottile strato di miele, aggiungere -alternando gli strati- le fette di limone, la cannella spezzettata, l'anice stellato e il miele nel quale siano stati precedentemente mescolati l'olio essenziale di timo e la propoli.

Riempiti i vasi, chiuderli bene e lasciare in infusione almeno cinque giorni, meglio se di più, prima di utilizzare (per permettere all'anice e alla cannella di rilasciare principi attivi nel miele).

Se si intende preparare una buona scorta, finito il periodo di infusione si deve imbottigliare togliendo le fette del limone.

Si conserva in frigo per qualche settimana.

Al bisogno se ne sciolga un cucchiaio abbondante in un bicchiere di acqua calda (non bollente!).






Questo blog non ha assolutamente pretese mediche, le ricette di rimedi naturali hanno esclusivamente scopo informativo e non intendono sostituire il parere del medico, di altri operatori sanitari o professionisti del settore.



Potrebbe interessarti:http://www.my-personaltrainer.it/disclaimer.htm


lunedì 20 gennaio 2014

Costume da FRAGOLINA


Per confezionare questo semplice costume da fragolina sarà sufficiente procurarsi del pannolenci rosso e verde scuro (io ho usato quello di un assortimento con pezzi da 70 x 50 cm. c.ca), un po' di filo di lana grosso nero o marrone scuro, ago e filo per cucire,  un bottone rosso, tre bottoncini a pressione e qualche fiorellino bianco da bomboniera come decorazione.

Si decida la lunghezza e la larghezza complessiva del pezzo di stoffa in base all'altezza del bambino, poi piegare a metà la striscia di panno e praticare un foro per la testa, avendo l'accortezza di predisporre un taglietto verticale sulla parte posteriore da aprire e chiudere con un bottoncino e una semplicissima asola per infilare agevolmente il costumino.

Col tessuto piegato a metà e disteso su un tavolo, segnare con un gessetto la punta stondata della fragola sul fondo del pannolenci e tagliare con un paio di forbici affilate.

Misurando il costume sul bambino, segnare col gessetto il punto sotto le braccia in cui fissare i bottoni a pressione, per tenere chiusa la "fragola" anche se sotto si indossa la giacca.
Attaccare quindi i bottoni a pressione, due sotto le braccia e uno sulla punta in fondo per tenerlo chiuso tra le gambe.

Con un ago grosso e la lana scura ricamare con punti lunghi anche 1 cm. i semini sul rosso della fragola.

Ora non rimane che tagliare dal pannolenci verde un cerchio di c.ca 40 cm di diametro, sagomandolo poi ad imitazione delle foglie e ricavando al centro il solito buco per la testa.
Cucire poi le "foglie" al costume, attaccando tra di loro i bordi dello scollo.

Volendo, attaccare alcuni fiorellini di tessuto o di carta da bomboniera sul pannolenci verde.

Fatto: il costume è pronto!

In rete si trovano molti tutorial per fare i cappelli da fragola, per esempio questo:  https://sites.google.com/site/ferriegomitoli/fragolinoITA.pdf




Qui un'idea per altro travestimento.

venerdì 10 gennaio 2014

Consigli di lettura #15 - SILVANA DE MARI

Da moltissimo tempo avevo abbandonato i fantasy, più o meno dalle scuole medie, accantonandolo come un genere da lasciare a mio marito, insieme alla fantascienza.
Ma ultimamente ho letto "L'ultimo elfo" di Silvana De Mari, splendido come primo approccio al fantasy, da proporre già intorno ai 9/10 anni; un libro scritto bene, che fa riflettere, ricco di ideali di giustizia e con una storia appassionante.
Così non ho potuto fare a meno di divorare anche i volumi successivi, già molto meno infantili, altra grafica, centinaia di pagine, contenuti più adulti.
Li consiglio caldamente, sia per i personaggi a cui ci si affeziona con estrema facilità e che ti coinvolgono nella lettura, sia per la profondità del racconto, che utilizza un mondo di fantasia (ma neanche troppo) per parlare della realtà, di quello che è il mondo intorno a noi.
Libri che parlano di scelte, di libero arbitrio, di genitori e figli, di cambiamento, di giustizia sociale, di contrasti interni, di sofferenza e di speranza.



"L'ultimo orco"



"Gli ultimi incantesimi"


"L'ultima profezia del mondo degli uomini"



Ecco alcuni stralci da questi tre libri.

“Rankstrail imparò le regole base del buon comando: pochi ordini, chiari e mai fuori dalla portata dell’esecutore. Un buon comandante impedisce le risse, non umilia nessuno e non permette che altri lo facciano mai.”

“Poche cose mi sembrano più detestabili di una giovinezza insulsa ed eterna che mi confonda con i nostri figli rendendomi simile a loro. Voglio che il bianco dei capelli o le rughe che si formeranno sulla mia faccia ricordino ai miei figli che io non sono il fratello né l’amico, ma il padre. Voglio che guardando le mie mani screpolate e macchiate, loro ricordino che io sono colui che li ha generati, perché altrimenti, quando il dolore o l’incertezza li colpiranno, loro non sapranno da chi andare a chiedere certezze e consolazioni. Voglio che i nostri figli abbiano la cura della nostra fragilità, per imparare la misericordia…”

“I popoli dove le donne sono disprezzate sono costituiti da uomini la cui anima è stata segnata, nel primo periodo della loro vita, dal disprezzo colato come un acido sulle loro madri: le anime per sempre perdono colore e perdono luce. Resta in questi popoli un’incapacità al pensiero libero e alle idee che li assegnerà alla miseria, qualsiasi ricchezza contenga la terra in cui vivono. Nei paesi dove le donne erano schiave, ogni uomo nasceva figlio di una schiava e questo gli levava, per sempre, l’idea di poter pensare, fare, scoprire, dire, sognare nulla che i padri o i nonni non avessero già sognato, fatto, detto. Chiunque nascesse figlio di una schiava, restava schiavo nell’animo, sottomesso per l’eternità.”

“Si chiese se era il caso di chiedere aiuto agli Dei. Poi pensò che chi chiedeva la loro dubbia protezione, in un certo senso, dava per scontato che tutti quelli che erano schiattati come cani, schiacciati come scarafaggi, sterminati come topi, se l’erano meritata, che qualcosa in loro li aveva resi ripugnanti, indegni del soccorso divino. Forse per questo la religione delle madri diceva di non chiedere mai niente di pratico di tangibile, di vero.”

“Qualche volta Rosalba cercava di dirsi che nessuno è ridicolo, che il ridicolo è l’arma che usano i vili contro gli innocenti, quelli che non hanno fatto niente di male e quindi non danno alcuna scusa per poterli disprezzare.”

“Il carnefice è sempre un padre di famiglia con dei bambini da sfamare. Ma se nessuno accettasse di porgere le tenaglie al boia, se nessuno abbattesse il castagno per fare il rogo, nessuna ferocia alla fine sarebbe possibile.”

“I malvagi ci danneggiano per ricavarne un guadagno. Gli sciocchi ci distruggono senza alcun profitto. È possibile trattare con i malvagi, non con gli idioti.”

“Chi sa scrivere impara a pensare. Chi sa scrivere trova modi di comunicazione anche con sé stesso, chi sa scrivere prima o poi scrive una storia, chi sa scrivere prima o poi legge una storia e si crea una strana rete fatta di storie, e dove ci sono storie raccontate e ascoltate e scritte, aumenta la forza per resistere e risorgere quando le cose vanno storte e il dolore torna ad appropriarsi della vita. Chi sa raccontare storie e le sa ascoltare diminuisce la propria ferocia perché impara a capire cosa c’è nella mente degli altri.”

“Due genitori, quattro nonni, otto bisnonni: come una spirale aurea il disegno si ampliava a ogni spira includendo antichi nemici, vittime e carnefici, cialtroni ed eroi, splendidi e pessimi, magnifici e ignobili. E ognuno di loro, tutti, nessuno escluso, era stata una persona e aveva avuto dentro di sé qualcosa di divino.”

"... il potere è responsabilità e sacrificio, altrimenti si diventa parassiti, come le zecche su un cane."

"Era figlia di disobbedienti che avevano pagato la disobbedienza, ed era stato un onore.
La disobbedienza dei suoi genitori era stato il supremo atto d'amore nei suoi confronti."

C'è anche un prequel:













Condivido questo consiglio sul Venerdì del Libro di HMM.

venerdì 3 gennaio 2014

Crescere facendo parte di una comunità.


Rieccomi qui.

Queste vacanze invernali mi hanno portato molti pensieri da elaborare a fondo, alcune cose le sto ancora metabolizzando, certe verranno fuori più avanti, quando i vortici che smuovono la mente si saranno quietati e sul fondo finalmente limpido si potranno vedere i pensieri puliti e nitidi.

Sono state anche vacanze piuttosto vivaci, tra lavoro, neve pesante da spalare e piccoli sciatori da bardare, ma mi sono anche regalata dei momenti da passare con mio marito, finalmente.

I piccoli si stanno godendo la neve e i regali, la famiglia e gli amici che vengono nel nostro paesino in ferie, le luci che brillano e i riti sociali.

Harald in particolar modo ha uno spiccato senso della comunità, ama partecipare e ama donare, anche solo un augurio, anche solo una visita veloce e inaspettata a qualche anziano/a.

Al Giro della Stella
Quest'anno ha voluto seguire i cantori del "giro della stella", una tradizione natalizia che porta di piazzetta in piazzetta una stella luminosa e canti sacri, più o meno antichi e polifonici; nel buio e nel freddo delle notti più lunghe, le voci raccolte intorno alla stella riscaldano il cuore e commuovono anche chi non è credente e il mio piccolo-grande era lì, col suo libretto coi testi, compìto e appassionato.

Poi è stato una delle luci che attraversavano sinuosamente la pista da sci la notte del 31 dicembre, alla fiaccolata che si ripete ogni anno.

La mattina dopo, all'alba, era già per strada, con gli altri bambini, in partenza per il giro di " 'snaje johr": i piccoli passano di casa in casa vociando ad ogni portone tutti assieme una filastrocca di auguri e ricevendo in cambio dolcetti o frutta secca.




Vederlo così partecipe ed appassionato mi intenerisce molto e mi riempie di orgoglio e di speranza nel futuro: l'amore, anche quello verso la comunità in cui si vive, l'amore è il potentissimo strumento che potrà permettere ai nostri figli di crescere e creare un mondo migliore.

La Fiaccolata del 31 dicembre in un bellissimo scatto di Ermes Colle






Una giornata di black out.


Il 26 dicembre il maltempo che ha colpito il nord Italia qui si è palesato sotto forma dell'odiata neve bagnata, quei fiocchi pesanti misti ad acqua che fanno danni e spezzano la schiena quando devi spalare, quel manto fradicio che ti costringe a salire sul tetto a spalare e lascia le strade piene di scivolosa poltiglia anche se i mezzi spazzaneve e spargisale viaggiano a pieno regime.

Com'era fin troppo facile prevedere, in mattinata è saltata la corrente elettrica per un guasto sulla linea (manca la manutenzione, sopratutto quella boschiva, gli alberi crescono alti e non curati vicino ai fili della luce per poi rovinarvi sopra quando il peso della neve li abbatte): le luci natalizie si sono spente, i telefoni cellulari non avevano più ricezione, le caldaie erano fuori uso.

Come al solito siamo stati grati alla lungimiranza che ci ha portati a soddisfare buona parte del nostro bisogno energetico tramite stufa a legna, termocucina per la precisione: quella miracolosa compagna di vita che, con pochi pezzi di abete e faggio, ci dona un piacevole tepore, acqua calda a volontà e cibi cotti, anche quando manca la corrente.


Abbiamo giocato un po' coi bambini e poi siamo andati a cercare un caro amico: senza i telefoni è stato necessario bussare alla sua porta dopo aver guadato le strade piene di acqua e neve, ma è stato più "umano". A quel punto un paio di bicchieri di vino, il pranzo tutti insieme in allegria, le candele accese e due chitarre ad accompagnare una fiaba (non staremo qui a contare i bicchieri di Porto, le grappine e il liquorino, vero?) ci hanno traghettati sulla riva del pomeriggio inoltrato e, caricate le chitarre nel bagagliaio della macchina, siamo andati a suonare e cantare nel bar in piazza.

Lì, al banco una compagnia piuttosto improbabile per assortimento ma forse per questo ancor più bella, gli scarponi e le giacche fuori moda, senza trucco e parrucco, senza inganni, la stube e il cabernet a scaldarci, siamo rimasti fino all'ora di cena, cantando, conversando, creando o rinsaldando legami, con la serenità e quella strana coesione che sempre arrivano quando se ne vanno la luce e la linea telefonica e ci si trova per caso, anime pronte all'ascolto e improvvisamente di nuovo unite da qualcosa di ancestrale.


Il giorno dopo ho saputo che nel vicino Cadore hanno avuto più o meno gli stessi inconvenienti e che i poveri ricchi a Cortina erano disperati e indignati.

Non hanno capito nulla.