venerdì 10 gennaio 2014

Consigli di lettura #15 - SILVANA DE MARI

Da moltissimo tempo avevo abbandonato i fantasy, più o meno dalle scuole medie, accantonandolo come un genere da lasciare a mio marito, insieme alla fantascienza.
Ma ultimamente ho letto "L'ultimo elfo" di Silvana De Mari, splendido come primo approccio al fantasy, da proporre già intorno ai 9/10 anni; un libro scritto bene, che fa riflettere, ricco di ideali di giustizia e con una storia appassionante.
Così non ho potuto fare a meno di divorare anche i volumi successivi, già molto meno infantili, altra grafica, centinaia di pagine, contenuti più adulti.
Li consiglio caldamente, sia per i personaggi a cui ci si affeziona con estrema facilità e che ti coinvolgono nella lettura, sia per la profondità del racconto, che utilizza un mondo di fantasia (ma neanche troppo) per parlare della realtà, di quello che è il mondo intorno a noi.
Libri che parlano di scelte, di libero arbitrio, di genitori e figli, di cambiamento, di giustizia sociale, di contrasti interni, di sofferenza e di speranza.



"L'ultimo orco"



"Gli ultimi incantesimi"


"L'ultima profezia del mondo degli uomini"



Ecco alcuni stralci da questi tre libri.

“Rankstrail imparò le regole base del buon comando: pochi ordini, chiari e mai fuori dalla portata dell’esecutore. Un buon comandante impedisce le risse, non umilia nessuno e non permette che altri lo facciano mai.”

“Poche cose mi sembrano più detestabili di una giovinezza insulsa ed eterna che mi confonda con i nostri figli rendendomi simile a loro. Voglio che il bianco dei capelli o le rughe che si formeranno sulla mia faccia ricordino ai miei figli che io non sono il fratello né l’amico, ma il padre. Voglio che guardando le mie mani screpolate e macchiate, loro ricordino che io sono colui che li ha generati, perché altrimenti, quando il dolore o l’incertezza li colpiranno, loro non sapranno da chi andare a chiedere certezze e consolazioni. Voglio che i nostri figli abbiano la cura della nostra fragilità, per imparare la misericordia…”

“I popoli dove le donne sono disprezzate sono costituiti da uomini la cui anima è stata segnata, nel primo periodo della loro vita, dal disprezzo colato come un acido sulle loro madri: le anime per sempre perdono colore e perdono luce. Resta in questi popoli un’incapacità al pensiero libero e alle idee che li assegnerà alla miseria, qualsiasi ricchezza contenga la terra in cui vivono. Nei paesi dove le donne erano schiave, ogni uomo nasceva figlio di una schiava e questo gli levava, per sempre, l’idea di poter pensare, fare, scoprire, dire, sognare nulla che i padri o i nonni non avessero già sognato, fatto, detto. Chiunque nascesse figlio di una schiava, restava schiavo nell’animo, sottomesso per l’eternità.”

“Si chiese se era il caso di chiedere aiuto agli Dei. Poi pensò che chi chiedeva la loro dubbia protezione, in un certo senso, dava per scontato che tutti quelli che erano schiattati come cani, schiacciati come scarafaggi, sterminati come topi, se l’erano meritata, che qualcosa in loro li aveva resi ripugnanti, indegni del soccorso divino. Forse per questo la religione delle madri diceva di non chiedere mai niente di pratico di tangibile, di vero.”

“Qualche volta Rosalba cercava di dirsi che nessuno è ridicolo, che il ridicolo è l’arma che usano i vili contro gli innocenti, quelli che non hanno fatto niente di male e quindi non danno alcuna scusa per poterli disprezzare.”

“Il carnefice è sempre un padre di famiglia con dei bambini da sfamare. Ma se nessuno accettasse di porgere le tenaglie al boia, se nessuno abbattesse il castagno per fare il rogo, nessuna ferocia alla fine sarebbe possibile.”

“I malvagi ci danneggiano per ricavarne un guadagno. Gli sciocchi ci distruggono senza alcun profitto. È possibile trattare con i malvagi, non con gli idioti.”

“Chi sa scrivere impara a pensare. Chi sa scrivere trova modi di comunicazione anche con sé stesso, chi sa scrivere prima o poi scrive una storia, chi sa scrivere prima o poi legge una storia e si crea una strana rete fatta di storie, e dove ci sono storie raccontate e ascoltate e scritte, aumenta la forza per resistere e risorgere quando le cose vanno storte e il dolore torna ad appropriarsi della vita. Chi sa raccontare storie e le sa ascoltare diminuisce la propria ferocia perché impara a capire cosa c’è nella mente degli altri.”

“Due genitori, quattro nonni, otto bisnonni: come una spirale aurea il disegno si ampliava a ogni spira includendo antichi nemici, vittime e carnefici, cialtroni ed eroi, splendidi e pessimi, magnifici e ignobili. E ognuno di loro, tutti, nessuno escluso, era stata una persona e aveva avuto dentro di sé qualcosa di divino.”

"... il potere è responsabilità e sacrificio, altrimenti si diventa parassiti, come le zecche su un cane."

"Era figlia di disobbedienti che avevano pagato la disobbedienza, ed era stato un onore.
La disobbedienza dei suoi genitori era stato il supremo atto d'amore nei suoi confronti."

C'è anche un prequel:













Condivido questo consiglio sul Venerdì del Libro di HMM.

1 commento:

  1. condivido pienamente!!!
    i libri scritti da Silvana De Mari,li consiglio alle mamme, nonne, bisnonne zie, nipoti
    meravigliosi e ricchi di ideali di giustizia

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