sabato 5 gennaio 2013

Befana

Anche la nostra befana familiare arriva con l'asino, perché non è mica una strega. Solo che la nostra vecchina ha il volto scavato e le rughe simpatiche di certe anziane saurane, la parlata un po' bisiacca di chi in gioventù ha servito nelle famiglie della bassa e il fisico ossuto che non pesi troppo al povero ciuchino, anche lui vecchio come l'usanza di riempire le calze di mandarini.



Scarpets
Questa sera dovrà scrivere ben tre letterine, con grafia tremolante e strafalcioni ortografici che finalmente Harald comincerà a notare e forse apprezzare... e poi farcire quelle lunghe calzebraghe da sci che i furbacchioni appendono alla porta di camera loro: nocciole, noci e mandorle, mandarini e caramelle (poche, ché quest'anno ne hanno già ricevute troppe), gilet di lana fatti a mano e scarpets minuscoli, la mascherina da sci nuova per chi non l'ha più e i librini cartonati per i più piccoli.


Ma, sopratutto, la magia dell'attesa e della tradizione che si tramanda, una magia che riempie il cuore anche a me, che mentre faccio tremare la mano per camuffare la mia scrittura, penso alla prozia Maria Volvlan e al mio caro prozio poeta che, con gesti simili, offrivano un po' di gioia anche alla mia mamma, quando ancora mamma non era.

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