giovedì 3 ottobre 2013

Immagino.

Le lacrime spingono prepotenti per farsi strada, la gola è stretta in un nodo che punge e brucia.

Immagino.

Pochi giorni fa una notizia simile, meno grave, se così si può dire.
Anche lì le lacrime, a tradimento, in cucina.

Immagino. Mi immedesimo.

Lo stomaco in subbuglio per il mal di mare, e la fame, nonostante tutto.

Le lacrime e i singhiozzi.

L'odore della salsedine e quello acre della paura.
La puzza di urina, il sudore.

Immagino.

La fame, di nuovo, e la sete.

E la paura, di nuovo, ancora.

La sento io, nelle viscere, e si mescola alla nausea che mi provoca il pensiero dell'inutile e ipocrita cordoglio delle istituzioni.
Ipocrita, sì, perché io posso muovermi liberamente, cercare lavoro in Austria o in Gran Bretagna, cercare opportunità in altri luoghi, ma ad altri è impedito.

Inutile, come le leggi sull'immigrazione e le frontiere che impediscono la libera circolazione delle persone. Evidentemente inutili, visto il continuo susseguirsi delle tragedie.

Immagino. Mi immedesimo. E non so far altro che piangere.

Una canzone: "Ritals" di Gianmaria Testa (Da questa parte del mare, 2006)


Un libro che parla a noi e ai nostri figli:
"Quanto mare..." di Alfredo Stoppa e Sonia Maria Luce Possentini, Falzea 2008.

Il mare, visto con gli occhi di due bambini.
Uno affronta un viaggio in un barcone dell'orrore, l'altro viaggia con la propria famiglia per una spensierata gita.
Entrambi vedono, pensano, sperano.
Il mare, grande, immenso, attraente o spaventoso come sfondo.

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