martedì 22 ottobre 2013

Transumanza.

Da un paio di mattine il nostro risveglio è rallegrato dal belare delle pecore e delle capre, a volte sommesso, altre squillante, nelle varie intonazioni degli agnelli o di un caprone solitario.



I campanacci, che portano subito gioia.



Il ragliare improvviso degli asini, che sembra vogliano rispondere all'abbaiare secco come un rimprovero dei cani (bastardi, ma solo geneticamente, non come certi umani).



Ogni tanto i richiami gutturali e potenti dei pastori, i loro fischi variamente modulati, spezzano l'armonia dei suoni delle bestie e scombussolano il gregge, facendogli cambiare assetto per non farle allontanare o per spostarle in un pezzo di prato migliore.








Vedeste le corse di quei cagnoni -affettuosi e leali quanto severi e attenti- che radunano gli ovini facendo assumere alla massa bianca diverse forme, come in una meravigliosa coreografia!







Il sole inonda i campi, salendo oltre le cime; i colori brillano in tutte le loro sfumature, col giallo degli aceri e il rosso dei faggi, il verde chiaro dei larici e quello più scuro degli abeti.
Nel cielo, nuvole bianche portano la loro ombra su pendii e conche e pianori.



L'autunno non durerà ancora a lungo, le bestie vengono spostate in campi più a valle: la transumanza segna l'arrivo del freddo.

E noi ci godiamo gli ultimi pomeriggi di gioco tra le foglie.


domenica 20 ottobre 2013

Haiku e bambini.

Suppongo che ultimamente ne stiano parlando in tanti, anche perché lasciarsi contagiare dalla mania dell'haiku è facile e divertente, sopratutto se a veicolare l'idea di leggerissimi componimenti rilassanti ed estemporanei come un gioco sono uno scrittore accattivante del calibro di Pino Pace e delle blogger poliedriche e brillanti come Stima, Lunamonda e Anna Morchio.

Dal loro incontro (reale e virtuale) nasce un nuovo blog fresco e creativo, ispirato dal libro "Un gatto nero in candeggina finì", che stuzzica la fantasia di adulti e bambini.


Sì, perché gli haiku ("L' haiku è caratterizzato dalla peculiare struttura in versi, rispettivamente di 5, 7 e 5 sillabe." cit.) possono diventare un passatempo e/o uno scacciapensieri da fare anche in compagnia dei bambini in età prescolare!

Ogni fenomeno osservato, ogni scorcio ammirato, ogni oggetto intorno a noi può essere il seme per un nuovo haiku, e nei bimbi si trova facilmente terreno fertile per coltivare la "poesia dell'essenziale".

Loro spesso sanno istintivamente sintetizzare, trarre il succo, catturare con lo sguardo e tradurre poi in concetti minimi la bellezza che li circonda; se poi gli dai la possibiltà di giocare in mezzo alla natura, la cosa risulta ancora più facile.
Portate i bambini al parco, nel bosco, nel giardino di casa, in campagna e fermatevi a cogliere particolari ed emozioni, chiedete loro di descriverli e aiutateli a trovare la metrica giusta: le diciasette sillabe diventeranno una compagnia abituale nelle vostre passeggiate.

In casa nostra l'haiku è diventato un esercizio tra il rilassante e lo zen per me; un buon ripasso (e approfondimento) per Harald che, forte dei suoi quasi otto anni, si incanta contando sillabe sulle dita e sfornando un componimento dopo l'altro come se fossero biscottini; ma anche un simpatico modo per osservare le cose insieme a Hilde che a cinque anni ha comunque capito la faccenda del suddividere le parole in tronconi che spesso risultano spontaneamente giusti, a volte invece sono un po' arbitrari e vanno corretti, ma, in ogni caso, si possono contare sulle dita delle mani per sentirsi un po' più grandi e un po' poeti.
A tutto questo si aggiunge il duenne Bjorn: sentendo tutto questo spezzare parole, blatera sillabe insensate alle orecchie dei più, con somma soddisfazione del suo piccolo-grande ego.

Il meccanico barbuto, invece, sarebbe tentato, ma dice che la puzza di gasolio e di limatura di ferro che respira in officina gli fa passare ogni ispirazione.
"Odore acre,
limatura di ferro:
povero Iuri!"

"Petali viola,
fiore dal lungo stelo
colto per mamma"

"Da un acero
una foglia per papà.
Gialla e nera"
                    (Hilde, con un po' di aiuto)


E se giocando e sillabando foste colti come me da improvvisi dubbi sul dittongo e lo iato, vi propongo un paio di schemini tratti dal libro di grammatica che usava mia madre alle medie (l'ho sempre avuto accanto, fin da quando la mamma mi aiutava con i compiti alle elementari) e, per i più moderni, un sito utile già segnalato da Ufo's Mum.




P.S. Anche le maestre della scuola di mio figlio hanno allegramente aderito al gioco: mi è bastato prestare loro il libro di Pino per coinvolgerle. In tutta la scuola ora si parla di haiku!


venerdì 11 ottobre 2013

Per sempre insieme, amen - I Venerdì del libro

Polloke è una ragazzina dall'intelligenza vivace e dalla risposta pronta ("Ho solo undici anni, non mi dispiacerebbe avere ragione meno spesso."), con una famiglia mediamente incasinata composta da madre separata, fratellastri frutto di una relazione precedente, fratellastri arrivati da una relazione successiva, nonni paterni che non comunicano più col padre e lui, l'adorato e sempre perdonato papà Spik, assente e presente, immaturo, incasinato e amorevole ("Tutti i bambini hanno un Padre Problematico, credo").

Un bisticcio "culturale" col suo fidanzatino Mimun, marocchino dai profondi occhi neri, provoca all'inizio del libro una serie di cambiamenti nella vita di questa giovane poetessa dalle idee chiare, cambiamenti e problemi che Polloke affronta con un disarmante mix di leggerezza e saggezza, accompagnando i suoi pensieri con piccole poesie e improvvise frasi di estrema lucidità.

Un racconto breve ma intenso narrato superbamente dal vincitore del premio Astrid Lindgren 2012, Guus Kuijer, che in meno di cento pagine riesce ad affrontare questioni delicate e ormai comuni come le separazioni, i rapporti tra famiglie allargate, i rapporti tra etnie, culture e religioni diverse, la droga e la povertà con leggerezza e intelligenza.

Assolutamente imperdibile.

Dello stesso autore:

Qui la scheda del libro
Qui la scheda del libro
  









Questo post partecipa al Venerdì del Libro e alla Biblioteca di Filippo.



giovedì 3 ottobre 2013

Immagino.

Le lacrime spingono prepotenti per farsi strada, la gola è stretta in un nodo che punge e brucia.

Immagino.

Pochi giorni fa una notizia simile, meno grave, se così si può dire.
Anche lì le lacrime, a tradimento, in cucina.

Immagino. Mi immedesimo.

Lo stomaco in subbuglio per il mal di mare, e la fame, nonostante tutto.

Le lacrime e i singhiozzi.

L'odore della salsedine e quello acre della paura.
La puzza di urina, il sudore.

Immagino.

La fame, di nuovo, e la sete.

E la paura, di nuovo, ancora.

La sento io, nelle viscere, e si mescola alla nausea che mi provoca il pensiero dell'inutile e ipocrita cordoglio delle istituzioni.
Ipocrita, sì, perché io posso muovermi liberamente, cercare lavoro in Austria o in Gran Bretagna, cercare opportunità in altri luoghi, ma ad altri è impedito.

Inutile, come le leggi sull'immigrazione e le frontiere che impediscono la libera circolazione delle persone. Evidentemente inutili, visto il continuo susseguirsi delle tragedie.

Immagino. Mi immedesimo. E non so far altro che piangere.

Una canzone: "Ritals" di Gianmaria Testa (Da questa parte del mare, 2006)


Un libro che parla a noi e ai nostri figli:
"Quanto mare..." di Alfredo Stoppa e Sonia Maria Luce Possentini, Falzea 2008.

Il mare, visto con gli occhi di due bambini.
Uno affronta un viaggio in un barcone dell'orrore, l'altro viaggia con la propria famiglia per una spensierata gita.
Entrambi vedono, pensano, sperano.
Il mare, grande, immenso, attraente o spaventoso come sfondo.

Godersi i piccoli momenti (io amo l'autunno).


Tornare a casa da scuola passando per il bosco.

Osservare come ogni giorno cambino le sfumature di colore degli alberi.

Cercare funghi, non necessariamente per mangiarli.

Trovare sassi o pigne particolari.

Il calore dei raggi del sole amplificati dai vetri della serra.

Il verde terapeutico dei prati sfalciati.

Un capriolo che fa capolino verso sera.

Ricevere un dolce invito ad un semplice pic-nic dal proprio figlio duenne (e la mamma si sciolse...).


Piantare alberi con la speranza e l'amore che sempre comporta questo gesto così ottimistico.

La dolcezza delle ultime, sorprendenti fragole della stagione.

Le foglie di faggio, fruscianti di spensierata allegria.

Il profumo delle aromatiche appese a mazzi a testa in giù ad essicare.

Il sapore dolce-salato di un centrifugato di carote appena raccolte.

Scoprirsi felici di piaceri minimi, come l'odore di pulito dei panni stesi mossi dalla brezza ottobrina.

Stupirsi di come ogni anno si rinnovi la meraviglia.










mercoledì 2 ottobre 2013

Imparare il mondo




Scrivere su questo blog mi aiuta a fissare alcuni pensieri che, spesso, vagano come farfalle nella mia testa, rincorrendosi e inanellandosi apparentemente senza fine.

Pensieri che arrivano all'improvviso mentre ascolto la radio o leggo una frase o ricevo un input dal web; elucubrazioni solitarie mentre strappo le erbacce nell'orto o taglio l'erba del prato (i lavori noiosi e continuativi permettono riflessioni profonde); idee che si accavallano mentre pulisco casa; ragionamenti che si affastellano a partire da chissà poi cosa.


Capita poi che non riesca a scrivere tutto quello che elaboro nella mia testolina matta, ma mi è comunque utile anche solo il cercare di riordinare le idee immaginando di scriverle appena possibile.

Un po' come con i bambini: da quando ho figli guardo il mondo ancor più attentamente, vedo connessioni che prima mi sfuggivano, cerco (e spesso trovo) il lato positivo in ciò che accade, imparo dalle esperienze quotidiane, trovando sempre uno stimolo per approfondire i piccoli-grandi insegnamenti della natura, dei bambini, delle relazioni.

Diciamo che ci provo, magari non sempre con successo, ma con la volontà di capire e di migliorarmi, per "imparare il mondo" coi miei figli.

martedì 1 ottobre 2013

Piccola storia dell'orto naïf di Pileikele - 9. Zucchine sott'olio

Giorni frenetici di raccolta, pulizia e conservazione nel nostro piccolo-grande orto naïf.

Uno dei metodi che preferisco per conservare le zucchine è metterle nei vasetti usando questa ricetta:


- Zucchine sott'olio (ricetta di zia Licia)

1 kg di zucchine
20 foglie di basilico
4 cucchiainio di sale
1 cucchiaiono di zucchero
6 spicchi d'aglio
1 cipolla bianca
2 bicchieri d'olio extravergine d'oliva
1 bicchiere e mezzo di vino bianco
1 bicchiere e mezzo di aceto di vino bianco

Portare a bollore il vino e l'aceto con il sale e lo zucchero, aggiungere la cipolla affettata finemente e le zucchine tagliate a bastoncini non troppo lunghi o a rondelle, gli spicchi d'aglio interi e il basilico e cuocere per 4 minuti dalla ripresa del bollore.

Spegnere la fiamma e aggiungere l'olio, mescolando bene, poi invasare verdure e liquido in vasi di vetro sterilizzati.

Lasciar riposare i vasi (dovranno essere sottovuoto) per almeno un paio di mesi prima di mangiare queste deliziose verdurine.