mercoledì 5 dicembre 2012

Scuola, ieri e oggi.

"Il supplente" : romanzo autobiografico di Fabrizio Puccinelli, pubblicato per la prima volta nel 1972 da Franco Maria Ricci e ora riproposto da et al./edizioni (postfazione di Giovanni Mariotti, pagine 104, euro 10,00).

L'articolo che segnala questo libro mi fa venire in mente la scuola che mi raccontavano gli anziani quando lavoravo come barista; ogni tanto ci penso e inevitabilmente paragono la didattica moderna e quella di 40 o più anni fa.

Erano scuole riscaldate da piccole stufe a legna, ed ogni bambino al mattino doveva portare con sé uno o due ciocchi per alimentare il fuoco che non scaldava mai abbastanza: qui, tra le altre punizioni, facevano inginocchiare i bambini sulla legna spaccata... generalmente a base triangolare, quindi decisamente spigolosa, così i ragazzini cercavano nelle cataste i pezzi di rami tondeggianti da portare in aula... una piccola astuzia che rendeva il supplizio più sopportabile.
Poi c'era sempre qualcuno che, per non doversi portare il peso lungo tutto il tragitto, partiva da casa a mani vuote e recuperava nella legnaia più vicina alla scuola... ancora se lo rinfacciano dopo tanti anni: d'altro canto erano tempi di miseria e anche un po' di legna faceva la differenza.

Erano scuole in cui, in 3 anni di elementari ti insegnavano quello che ora sai in terza media, fatta eccezione per le materie allora sconosciute, come inglese e informatica; ma lo facevano spesso con le umiliazioni, la paura e le bacchettate sulle mani come coadiuvante. Scuole in cui la maestra incuteva timore, ma era considerata una seconda madre.

Più avanti, erano anni in cui la cuoca che gestiva la mensa offriva sempre un paio di mele o un panino in più a certi bambini sempre affamati; e i pomeriggi facevano 2 ore di catechismo all'interno dell'orario scolastico, e ricreazioni luuunghe, perché -più che altro- serviva che i bambini stessero fuori da casa per non disturbare genitori che non avevano tempo per loro.
Che se venivi rimproverato -anche ingiustamente-, poi a casa le prendevi pure lì.

Credo che spesso fosse uno strano miscuglio di estrema umanità e compassione uniti ad una bassissima considerazione dei bisogni emotivi e delle diverse capacità dei piccoli studenti, probabilmente per ignoranza generale.
 So che può sembrare assurdo, ma non so spiegarmi altrimenti certe contraddizioni: una maestra che scrive per anni parole dolci all'allieva ormai lontana perché in collegio, ma che viene poi ricordata come estremamente punitiva da altri ex alunni; piccole grandi attenzioni come il costruire ciò che manca per la didattica o l'insegnamento delle scienze con lezioni dal vivo, sovrapposte a insulti e denigrazioni nei confronti dei bambini considerati più "tardi"; il portare da casa qualcosa da mangiare in più per chi veniva da famiglie povere in contrasto con la mancanza di comprensione nei confronti dei più agitati.

Ora, si sa, è tutto diverso e non sto dicendo che era meglio o peggio a quella volta, semplicemente erano atteggiamenti figli di quei tempi.

Che strano come in pochi anni le cose possano cambiare così drasticamente... certo che ancora non abbiamo trovato un equilibrio. Peccato.


Un caro e dolce ricordo lo rivolgo, comunque, a una maestra da poco venuta a mancare.

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