lunedì 26 novembre 2012

Venerdì, durante uno spostamento in auto con i due meccanici (quello barbuto e il settenne), abbiamo parlato di tecnologia, tra le altre cose H era interessato alla nuova bioplastica derivata da scarti alimentari.
Grazie a Luciano, che mi ha passato un interessante articolo di giornale, ho avuto lo spunto per spiegargli come sia controproduttivo pensare di sostituire la plastica di derivazione petrolifera con le plastiche fabbricate dal mais o simili, ovviamente a causa dello spreco terribile che sta dietro questo processo produttivo e della questione etica.

Posto che trovo assolutamente necessaria una drastica riduzione dei nostri consumi e dei nostri sprechi, capisco  e apprezzo la comodità di molti oggetti di plastica; qui ci viene in aiuto la geniale invenzione di due imprenditori emiliani, che hanno "rispolverato" un batterio scoperto quasi cent'anni fa e caduto nel dimenticatoio: partendo da esso hanno avviato la produzione di un nuovo biopolimero davvero ecologico, prodotto dagli scarti delle barbabietole da zucchero, che in Emilia abbondano data la forte presenza locale di zuccherifici.

Le lampade "Miss Sissi" di Flos realizzate col nuovo biopolimero

Gli "animaletti" in questione si nutrono di questi e di altri avanzi produttivi, completamente naturali e altrimenti inutilizzabili (se non, forse, per la produzione di biodiesel) e li sintetizzano accumulandoli come scorte, modello ciccia. Ma una ciccia speciale, con cui si possono fabbricare oggetti utili, ecologici, completamente biodegradabili e etici.
Finalmente una valida alternativa, speriamo ora di non abusarne, come al solito. Ho ricordato al giovanotto che la miglior strategia è quella delle R: ridurre, riciclare, recuperare, ma questa nuova invenzione mi sembra davvero utile e intelligente.

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